Si vive bene in Québec?

Si vive bene in Québec?

Ovviamente, ognuno ha ambizioni diverse ed io non posso parlare per gli/le altr*. Tuttavia, posso dire con certezza che il Québec è un luogo ottimale per vivere se si è pronti a prendere in mano la propria vita. Che è quello che ho fatto io.

Posso parlare della mia esperienza, ma premetto che sapevo quel che lasciavo senza aver idea di quello che cercavo; l’ho scoperto in seguito, man mano che il tempo passava.

Io ho lasciato una vita fatta di due o tre lavori per sopravvivere, avevo zero prospettive di futuro, perché ero semplicemente troppo impegnata a cercare di arrivare a fine mese per poter rallentare ed avere una visione globale della mia vita e, appunto, del mio futuro.

Nonostante il mio diploma di ragioniere e programmatore, non riuscivo a decollare. Davo costantemente la colpa agli altri per la mia infelicità: alcuni membri della famiglia, i datori di lavoro, lo stato poco presente, la società razzista, i colleghi, il compagno, i presunti amici. Ovviamente, loro ci mettevano del loro, ma il problema reale era che faticavo a prendere la responsabilità delle mie scelte.

Venendo in Québec, non avevo più scuse: tutti quegli elementi che consideravo delle zavorre non c’erano più. Non potevo più dare la colpa a nessun altro, all’infuori di me e, soprattutto, potevo disegnare la mia vita esattamente come la volevo.

Sono nata per la seconda volta.

Ora, quando penso al mio futuro, penso alla famiglia, quella che contribuisce al mio successo, penso a dei progetti che mi appassionano, a investire sulla mia educazione. Infatti, ho ottenuto un altro diploma e prevedo di iscrivermi all’università a breve.

Di lavoro ne ho uno, ma part time; lo adoro perché rispetta i miei valori, mi permette di imparare ogni giorno, perché ho dei colleghi e un capo che ammiro e che rispetto.

Anche se il Québec è ben lontano dall’essere perfetto, sono cosciente che ha contribuito in gran parte al mio successo personale attuale.

Brillare è indubbiamente più semplice quando riesci a soddisfare i bisogni primari, quando non ti senti in pericolo a camminare per strada solo perché sei donna, quando non devi correre per tribunali per farti pagare stipendi arretrati.

L’unico reale consiglio che ti voglio dare è parti!

Se ti senti schiacciat* dalla realtà che ti circonda, se ti sembra che gli altri stiano prendendo troppo spazio nella tua vita da troppo tempo senza contribuire alla tua felicità: parti!

A tornare indietro fai sempre in tempo, ma ti assicuro che, se impari a misurare il tuo valore, non potrai fare a meno di brillare, ovunque tu deciderai di proseguire la tua vita.

E tu, sei pront* a brillare?

Perché sono partita

Perché sono partita

L’ho fatto per un po’ perché lamentarmi fino ad annoiare anche me stessa è da sempre il mio primo passo verso il cambiamento.

E alla fine sono partita.

Avevo mille dubbi, ma allo stesso tempo la consapevolezza che le cose non succedono da sole ma bisogna farle accadere.

Sebbene resti convinta che il lavoro non debba essere la sola ragione di vita, sono anche consapevole che per la maggior parte di noi gente normale, esso  costituisce un mezzo per arrivare alla felicità. Confesso che la spinta principale è arrivata proprio da questo.

Ho mollato il mio posto a tempo indeterminato, l’ennesimo sudato e meritato, l’ho lasciato perché lavoravo per sopravvivere, per pagare l’affitto, le spese correnti e le spese straordinarie che in realtà ricorrevano tutti i mesi, l’ho lasciato perché come tutti gli altri impieghi che ho avuto, doveva essere sempre accompagnato da un secondo lavoro, a volte anche da un terzo.

Sono partita perché ero circondata da tante dinamiche che non ero più capace di ignorare, tanto meno di sopportare, ma non avevo la forza di cambiare.

Sono partita con l’intenzione di dare un upgrade alla mia vita, facendo un’esperienza all’estero di sei mesi, nella peggiore delle ipotesi sarei potuta tornare indietro, scrivendo una lingua in più sul mio curriculum oltre all’italiano.

In realtà di lingue ne ho aggiunte tre e non sono mai più tornata in Italia, se non per chiedere ai miei ragazzi di sposarmi e di raggiungermi in Québec.

Sì, ai miei ragazzi, ma questa è un altro capitolo.